DIRETTORE DANIEL OREN

REGIA ALEX AGUILERA

GREGORY KUNDE OTELLO

ROBERTA MANTEGNA DESDEMONA

IGOR GOLOVATENKO JAGO

IRENE SAVIGNANO EMILIA

FRANCESCO PITTARI RODERIGO

ALESSIO VERNA MONTANO

L‘Otello di Giuseppe Verdi su libretto di Arrigo Boito è tratto da Shakespeare ed è la penultima opera del grande musicista. L’opera fu rappresentata la prima volta alla Scala il 5 febbraio 1887. Il 12 ottobre 1894 fu, con le opportune modifiche della partitura per la versione francese, rappresentata all’Opéra di Parigi. In quest’ultima versione furono aggiunte alcune danze nel terzo atto e ridotto il concertato.

L’opera risulta innovativa per l’evoluzione del tessuto musicale che sostituisce alle forme chiuse un flusso musicale continuo d’ispirazione wagneriana tendente ad offrire un substrato unificante.

Come spiega il maestro Daniel Oren in un articolo del programma di sala le voci esaltano quella che Verdi ha chiamato “parola scenica“. L’orchestra non accompagna, ma completa la melodia vocale.

La regia di Allex Aguilera e la scenografia di Bruno De Lavenère, si avvalgono del simbolismo dei due elementi dell’acqua e del fuoco: l’acqua la potenza di Otello vincitore e il fuoco il suo amore per Desdemona, amore che si affievolisce con la penetrazione dei sospetti indotti da Jago. Nell’ultima scena Otello spegne il fuoco con l’acqua che ormai segna la tragica conclusione.

La scena è fissa e articolata su due piani. La luminosità dell’inizio del primo atto si spegne e l’oscurità diventa predominante. Il pavimento del palcoscenico si tramuta nella camera da letto e il letto stesso sul quale si consuma il femminicidio, nel dramma della gelosia , sentimento negativo che purtroppo è di tutti i tempi . Una regia che non ha molto di innovativo , ma che sicuramente compensa lo spettatore divenuto sempre più critico nei confronti di regie complicate e fuori contesto spesso inaccettabili anche per la loro estraneità e incomprensibilità.

Le voci sono quelle Di Gregory Kunde (tenore), Otello, tenore di lunga carriera che sorprende per una vocalità in grado di dominare ancora perfettamente il palcoscenico. Al Rossini festival nell’Otello rossiniano riscosse un memorabile successo. A Torino all’inizio stagione ha entusiasmato il pubblico nella Juive di Hallevy, conquistando il premio Abbiati. L’età non ha scalfito la sua vocalità, la freschezza del timbro e la facilità nel gestire i toni acuti e sovracuti. Notevole il livello interpretativo, Igor Golovatenko (baritono), Jago, si distingue per il timbro, la perfetta pronuncia, il fraseggio e il colore, Roberta Mantegna (soprano), Desdemona, eccelle per livello interpretativo e presenza scenica, correttezza del fraseggio, delicatezza espressiva, Francesco Pittari (tenore) , Roderigo, Piotr Buszevnski, (tenore), Cassio , tutti all’altezza della prova, Irene Savignano (soprano) Emilia, nell’ultimo atto particolarmente espressiva e convincente.

I costumi sono d’epoca e curati da Francoise Raybaud Pace. L’abito indossato da Desdemona alla fine del primo atto richiama una dama di un quadro del Veronese , di grande sontuosità e bellezza.

L’orchestra diretta da Daniele Oren offre un sostrato unificante, attraverso un flusso musicale continuo, con particolare cura del suono e del dettaglio.

Come sempre di grande livello il coro del teatro dell’opera di Roma diretto da Ciro Visco con la partecipazione delle voci bianche.

La recensione si riferisce al 7 giugno,

Giuseppina Giacomazzi