DIRETTORE MICHELE MARIOTTI

REGISTA SIMON STONE

MEFISTOFELE JERZY BUTRYN

FAUST ANTONIO CIARAMITARO

MARGHERITA/ ELENA VALERIA SEPE

MARTA/PANTALIS SOFIA KOBERIDZE

WAGNER MARCO MIGLIETTA

NEREO LEONARDO TRINCIARELLI

Mefistofele di Arrigo Boito, musicista e librettista (lo fu anche di Verdi), consta di un prologo, quattro atti, un epilogo ,ed è ispirato al Faust di Goethe. Fu eseguito la prima volta il 5 marzo 1868. Il teatro dell’opera di Roma apre la stagione con quest’opera non presente su questo palcoscenico da lungo tempo. Merito del maestro Mariotti è il suo costante impegno nella riscoperta dell’attualità di produzioini dimenticate.

L’ouverture viene correttamente eseguita a sipario chiuso e il regista apre la narrazione in uno spazio mentale e onirico in cui il coro e gli angeli sono incastrati in strette feritoie mentre nella prima fila i cherubini in calzettoni e calzoncini bianchi innalzano il loro coro. In una seconda scena appare Mefistofele salendo da una scaletta a chiocciola, alla ricerca della prossima vittima che sarà Faust, in un ambiente ispirato ad un lunapark. I diversi momenti prevedono un calo del sipario che permetterà un rapido cambiamento di scena, ma anche qualche minuto di pausa che spezza lo scorrere della narrazione e della musicalità. Le scene presentano elementi non sempre pertinenti e necessari e di dubbio gusto estetico : una piscina costituita da palline colorate nella quale sono immersi Faust e Margherita e Mefistofele intento ad amoreggiare con due entreneuses seminude, immagini di pessimo gusto e spesso prive di significato in tutti i momenti dell’opera: i costumi di Mel Page sono complessivamente improponibili: felpe e tute laminate di Mefistofele, biancore accecante dei cori. Nel sabba immerso sempre nel bianco appare un toro sgozzato che pende dal soffitto. Nell’episodio di Margherita in attesa della morte vengono proiettati filmati con gli amplessi fra i due, la morte della madre, il bambino nato da questo amore. Verso la fine appare un’apertura sul mondo classico nell’episodio di Elena, e in conclusione la redenzione attraverso l’immancabile ospizio, i ricoverati in sedie a rotelle , ormai anche questi elementi molto presenti negli allestimenti operistici.

Per quanto concerne le voci la replica recensita si riferisce al secondo cast. Non tutti i teatri prevedono la sostituzione degli interpreti in alcune repliche, cosa che crea una difficoltà di valutazione, valutazione che sarebbe più opportuna se confrontata con il primo.

Yerzy Butryn (basso), Mefistofele, presenta una tonalità vocale meno profonda dell’interprete del primo cast,ma riesce a rendere il personaggio, Anthony Ciaramitano (tenore), Faust, offre un’interpretazione accettabile, chiarezza di dizione e una discreta presenza scenica, Valeria Sepe (soprano), Margherita/Elena.‘ esprime un buon livello interpretativo e vocale, ottimo il fraseggio, convincente nel momento in cui ricorda la vita passata in attesa della morte. Interpreta in modo convincente anche il ruolo di Elena.

Sofia Koberidze( (mezzosoprano); Marta/Pantalis, Marco Miglietta (tenore), Wagner,Leonardo Trinciarelli (baritono),Nereo, tutti ottimi interpreti del ruolo assegnato.

Vero protagonista di grande livello e preparazione e singolare pienezza il coro del teatro dell’opera, quasi costantemente presente in scena diretto dal maestro Ciro Visco.

Il maestro MIchele Mariotti, direttore di grande esperienza e sensibilità interpretativa, riesce a collegare perfettamente orchestra e palcoscenico, cura e attenzione particolare rivolge ad alcuni strumenti quali gli ottoni che nel prologo risuonano sotto la platea, liberando ogni suono.

Una realizzazione per molti aspetti discutibile, in particolare per una regia che, volendo riattualizzare a tutti i costi, finisce per non offrire nessuna lettura nuova o convincente. Il regista ha dichiarato Boito “caotico e pazzo” , e caotica e pazza in buona parte è la sua regia, regia che non sempre offre dei significati attendibili e chiari. Boito musicista colto e visionario andrebbe rispettato e compreso e riproposto in modo adeguato a rendere la sua conoscenza importante ai nostri giorni. Il pubblico applaude, ma non mancano e non sono mancate perplessità da parte del pubblico e della critica. ringraziamento per la sua coraggiosa proposta va comunque al maestro Mariotti.

Giuseppina Giacomazzi (la recensione si riferisce al 3 dicembre)