DIRETTORE ALESSANDRO DE MARCHI

MIRIAM ALBANO ISABELLA
ANTONIO GARES BERTRANDO
GIUSEPPE TOIA ORMODO
MATTEO LOI TARABOTTO

LUIGI DE DONATO BATONE

L’Inganno felice è una farsa giovanile di Rossini su libretto di Giuseppe Maria Foppa. Fu rappresentata la prima volta a Venezia al teatro S. Moisé l’8 gennaio 1812 e riscosse molto successo. Ebbe in seguito varie rappresentazioni non solo in Italia e fu uno dei pochi spartiti ad essere stampati, cosa rara all’epoca. Il Festival reatino (Reate Festival) 2023 lo ripropone a Rieti (Auditorium S. Scolastica) e a Roma al teatro Palladium in forma semiscenica in due serate con la direzione di Alessandro De Marchi e la Theresia Orchestra, composta da giovani esecutori con strumenti d’epoca.

Si tratta di un’operina semiseria di un Rossini ancora ventenne che alterna l’elemento buffo a quello patetico, in cui il dramma iniziale approderà al lieto fine : un nobile fa sopprimere la moglie sospettata di adulterio, ma la giovane innocente sarà salvata e la coppia che non ha mai smesso di amarsi, chiarito il terribile equivoco, si ricongiungerà.

Le voci giovanili sono quelle di Miriam Albano (soprano) Isabella, una voce di non grande spessore, ma potrà ottenere buoni risultati nel repertorio belcantistico e rossiniano, Antonio Garès (tenore) , Bertrando, ha cantato al ROF di Pesaro nel Viaggio a Reims, ha una vocalità tenorile chiara e prorompente che comunque va migliorata nel tempo, Matteo Loi (Basso), Tarabotto , ha una vocalità chiara, quasi baritonale, buone capacità interpretative, Giuseppe Toia (basso), Ormondo, ha un numero minore di arie, ma una buona preparazione. Luigi De Donato (basso), Batone, è fra gli interpreti quello che rivela una maggiore esperienza. Ha alle spalle già una discreta carriera e si propone quale ottimo interprete rossiniano. Buone agilità e capacità interpretative. Una voce matura e dominio del palcoscenico. Molti i consensi da parte del pubblico.

Il maestro Alessandro De Marchi dirige riservando particolare attenzione alle voci.

Un contributo alla conoscenza di un lavoro eseguito raramente e che contribuisce alla conoscenza del repertorio rossiniano meno eseguito.

Giuseppina Giacomazzi (la recensione si riferisce al 25 ottobre)