SAMUEL MARINO SOPRANISTA
MARCELLO DI LISA DIRETTORE

CONCERTO DE’ CAVALIERI

In questo straordinario concerto del festival Monteverdi 2024 il sopranista Samuel Marino, che non è facile ascoltare in Italia frequentemente, esplora diversi aspetti della vocalità secentesca-settecentesca anche se una sola aria in questo recital del festival monteverdiano è del grande musicista cremonese: Quel sguardo sdegnosetto da Scherzi musicali e una sola si riconduce a Farinelli : Torbido, tristo e nero dall’Erminia di Scarlatti“.
Samuel Marino, sopranista venezuelano ormai apprezzato in tutto il mondo per la particolarità e brillantezza della sua voce, offre in questo concerto un ampio panorama del periodo compreso fra ‘600 e ‘700 che permette di comprenderne tutte le varietà e sfumature. Vivaldi domina fra gli autori prescelti: L’aria di Costanza nella Griselda: Agitata da due venti interpretata da soprani barocchi e in particolare dalla soprano dell’epoca Margherita Giacomazzi, celebre per il funambolismo vocale, capacità che non manca a Marino, aria di tempesta dell’anima e del contrasto fra i sentimenti, ma anche la delicata e struggente aria dal Giustino, Vedrò con mio diletto, commiato doloroso dalla moglie prima di partire in battaglia da parte dell’imperatore Anastasio, aria dolcissima e dolente e quella tratta dal Bajazet in conclusione del concerto Anch’il mar par che sommerga.

Nell’aria vivaldiana tratta dalla Silvia Quell’augellin che canta, aria di agilità, un altro esempio di vocalità che insieme a quella scarlattiana di Torbido irato e nero dall’Erminia permette di valorizzare la vocalità pirotecnica che l’avvicina a quella dei castrati settecenteschi.

Ogni due arie viene inserita un’esecuzione orchestrale che favorisce la varietà del concerto e un momento di riposo per il cantante. Vengono eseguiti brani musicali di Corelli (Concerto grosso in re mag. n.4), la Sinfonia dell’Incoronazione di Poppea di Monteverdi, e il concerto in re maggiore per archi e basso continuo RV121 di Vivaldi.

La vocalità di Marino si distingue per morbidezza, varietà, coloratura: gli adagio diventano larghi, i “presto” concitati, di grande intensità. Il cantante si cimenta nelle messe di voce, nel dialogo con gli strumenti e in particolare con il violino. Perfetto l’accordo con l’orchestra. Notevole il dominio del palcoscenico e intenso e caloroso il rapporto con il pubblico, un pubblico che deve abituarsi a superare alcune riserve di fronte alla presunta diversità, che è ricchezza e valore.

Numerosi e lunghi applausi e la concessione di un bis handeliano lascia ch’ io pianga, aria molto nota che il cantante dedica al fine di esprimere un messaggio di pace nel mondo.

Giuseppina Giacomazzi