DIRETTORE ANTONIO GRECO

REGIA ROBERTO CATALANO

ORCHESTRA CREMONA ANTIQUA-MONTEVERDI FESTIVAL

MUSICHE di CLAUDIO MONTEVERDI e ANTONIO BERTALI

Il Polittico monteverdiano presentato al teatro dei Filodrammatici sia il sabato (15) che la domenica (16 pomeridiana e serale), con musiche di Claudio Monteverdi e Antonio Bertali si presenta come uno spettacolo particolare, proponendo alcuni madrigali (Monteverdi ne compose moltissimi) in stile rappresentativo e costruendo intorno alla narrazione un processo di “educazione sentimentale”, di iniziazione all’età adulta” di Clorinda, dalla nascita ai desideri infantili negati, alle prove dell’adolescenza, alla tragica conclusione del Tasso nel celebre combattimento. della Gerusalemme liberata. Un percorso di nascita, di maturazione, di morte. Gli adulti interverranno su tale processo, non sempre in modo adeguato e non saranno sempre in grado di alleviare il dolore. Nell’esecuzione in forma rappresentativa in questo spettacolo la parte di Clorinda viene affidata alla bravissima Silvia Frigato (soprano) e a un cast formato da Giorgia Sorichetti (soprano), Cristina Greco (soprano), Nicola Di Filippo (tenore), Angelo Testori (tenore), Giacomo Pieracci (Basso), Albrich Ferran (basso). Tutti dotati di grande tecnica e musicalità.

Del celebre Combattimento di Tancredi e Clorinda sono interpreti Silvia Fregato (Clorinda), Angelo Testori (tenore), Tancredi, Ferran Albrich (baritono), notevoli l’estensione vocale e il perfetto fraseggio.

I costumi particolarmente curati e riferiti a diverse epoche sono di Ilaria Ariemme, Beatrice Farina assistente ai costumi, Marco Caudera coreografo e danzatore, Oscar Frosio ha curato le luci, anche se la scena si presenta spesso troppo avvolta nel buio.

Uno spettacolo originale, una rilettura in particolare dell’episodio della Gerusalemme liberata e dei madrigali, la cui evoluzione è stata determinante nella nascita dell’opera lirica. Sembra comunque che lo spettacolo risponda ad un’esigenza di riproporre la produzione musicale di un passato molto lontano in una chiave interpretativa moderna che si ritiene più vicina alla sensibilità contemporanea. A noi non sembra necessario questo tipo di operazione. Per avvicinare ad una lettura dell’antico la società contemporanea si dovrebbe solo lavorare sulla musicalità, sulla vocalità, su interpretazioni credibili e inserite nel contesto di appartenenza. Monteverdi è eterno, non ha bisogno di spettacolarizzazioni e compito dei musicisti e degli interpreti è quello di restituirlo alla contemporaneità in tutto il suo valore.

Lo spettacolo si riferisce alla sera del 16 giugno.

Giuseppina Giacomazzi